Un comunicato di tutte le associazioni venatorie in difesa della caccia da capanno
E’ inutile volerlo negare: nei confronti della caccia alla migratoria soprattutto da capanno fisso è ormai in atto da parte di alcuni organismi una vera e propria lotta senza quartiere. A questo proposito tutte le associazioni venatorie lombarde hanno voluto inviare un comunicato congiunto alle autorità lombarde di ogni ordine e grado “Le Associazioni Venatorie lombarde si schierano compatte a difesa della forma di caccia da appostamento, fortemente radicata in alcune Province della Regione. Essa fa parte delle Cacce Tradizionali che si esercitano con l’utilizzo dei richiami vivi dotati di anellini identificativi. A questo titolo è stata creata un’apposita “Banca Dati” ove tutti i richiami in dotazione dei singoli cacciatori sono catalogati nelle varie specie cacciabili. Proprio su questi anellini – sigilli inamovibili si sono concentrati capillarmente i controlli della Vigilanza Venatoria ed il particolare dei Carabinieri Forestali Nucleo SOARDA. Questo Nucleo, che viene inviato in missione ogni anno con lo scopo primario della lotta al “ Bracconaggio”, con l’andar del tempo pare essersi mutato in “ Caccia al cacciatore” che, come è noto, bracconiere non è, così come non appartiene a nessuna pericolosa categoria delinquenziale.
Ci sono giunte segnalazioni da parte di nostri iscritti su controlli, perquisizioni domiciliari e persino personali con motivazioni diverse fra cui presunte flagranze di reato. Rammentiamo che le “ Regole d’ingaggio” nei controlli hanno dei confini e limiti tutelati sia dalla Carta Costituzionale che dal Codice Penale. Le Associazioni Venatorie della Lombardia pretendono che tali regole vengano mantenute in questi limiti, non volendo per questo ostacolare i controlli da parte dei numerosi agenti di PG che li possono effettuare.
Le Associazioni Venatorie vogliono tutelare in tutte le sedi la dignità ed il rispetto dei propri iscritti, ritengono pertanto di portare la materia relativa a tali controlli all’attenzione delle Forze Politiche ed in particolare dei Ministri competenti in materia, ciò al fine di dare e garantire continuità alla forma di caccia da appostamento peraltro consentita dalla Legge quadro sulla caccia n.157/92.”
Un convegno sulla peste suina ad Aqui Terme
Un incontro voluto da Federcaccia Piemonte con Federcaccia Lombardia e Federcaccia Liguria per mettere le istituzioni a conoscenza delle vere problematiche legate alla peste suina africana, per lanciare anche un messaggio al Governo a cambiare le regole, se si vuole risolvere il problema.
Richieste ben precise quelle arrivare sul piatto di al Sottosegretario all’Agricoltura sen. Patrizio La Pietra e dal Commissario Straordinario per la peste suina africana Vincenzo Caputo, ospiti più attesi della serata che si è svolta ad Acqui terme, in provincia di Alessandria: riconoscimento dal Governo e dalle Istituzioni regionali per l’operato dei cacciatori, apertura all’autoconsumo per i capi prelevati anche in zona infetta e possibilità di ampliare il periodo di prelievo in battuta dei cinghiali. L’obiettivo è stato quello di arrivare ad un cambio di passo per una situazione ferma, anche a livello lombardo, come ha denunciato poche settimane fa la stessa Federcaccia Lombardia, alla presenza nel corso della serata del Presidente nazionale Massimo Buconi. A rappresentare il mondo venatorio lombardo c’era il Presidente regionale di Federcaccia Lorenzo Bertacchi.
“Vengo da una Regione che ad oggi ha avuto a che fare con la Psa a Pavia e Milano -ha spiegato Bertacchi nel corso del convegno- . Parliamo delle zone dove possiamo andare a caccia e dove a livello nazionale si potrebbe fare prevenzione in maniera facile con un depopolamento efficace e non viene fatto. Oggi siamo al limite dello sforzo di caccia con le regole attuali: è inutile prevedere un piano di 27mila cinghiali se con un piano di 15mila ne abbiamo fatti 12mila. Se non cambiano le regole d’ingaggio semplici, quelle con cui andiamo a caccia, non possiamo fare di più. Possibile che in via di emergenza nazionale non si riesca ad allungare la braccata anche di un solo mese? In Lombardia cosi si avrebbe un aumento del 20% con un mese in più di caccia: se non facciamo questo non superiamo i 12mila cinghiali. A Bergamo abbiamo avuto l’esplosione demografica da quando la polizia provinciale ha interrotto le attività di controllo perchè aveva paura a coinvolgere i cacciatori: ora lo può fare per legge, ma aspettano i provvedimenti attuativi e dal 2018 non si fanno interventi nelle oasi di protezione, diventati “cinghialifici”! Un altro argomento riguarda la tipologia di caccia al cinghiale: braccata e selezione sono forme di caccia complementari, non possono escludersi l’una con l’altra. Il problema ci sarà anche in futuro, perchè i cinghiali torneranno e i cacciatori o non ci saranno più o saranno pochissimi per raggiunti limiti di età: questo è il frutto di un quarantennio di ideologia animalista nelle televisioni e nelle scuole” .
Nel corso della serata il Sottosegretario La Pietra si è assunto la responsabilità di spingere in sede governativa per allargare il periodo di caccia per le squadre di cinghialai e quello di chiarire in modo efficace la pratica dell’autoconsumo per la carne cacciata in area PSA pur nel rispetto di particolari condizioni che non facciano venire meno la sicurezza. L’impegno dei cacciatori nel contrastare la PSA è stato riconosciuto da tutti i rappresentanti istituzionali presenti, a partire dal Commissario, che ha ribadito come abbia sempre considerato il mondo venatorio un alleato imprescindibile alla lotta alla malattia. Ora però dalle parole bisogna passare ai fatti, sia nelle zone infette, e soprattutto in quelle dove non è ancora arrivato, facendo prevenzione, proprio grazie alla presenza dei cacciatori.