Alla fine degli anni duemila l’allora Presidente Federcaccia Onorevole Giacomo Rosini, di fronte alla uscita della stessa dal CONI, propose un progetto innovativo a tutte le Associazioni venatorie esistenti. Quello di riunire tutti i cacciatori con una egida di secondo livello, Unione Nazionale Associazione Venatorie Italiane, semplicemente UNAVI, e di formare una altra Associazione, la Federazione Italiana disciplina armi sportive da caccia, FIDASC, che riunisse tutti gli sportivi che si dedicavano alle varie attività per avere più concretezza e maggiore visibilità non viziata da appartenenze. Questo progetto, mentre da un lato continua dopo più di vent’anni per la parte sportiva, naufragò molto presto per la rappresentanza complessiva venatoria, a fine 2003 con la chiusura di UNAVI. In un momento che i cacciatori erano poco sotto il milione di licenze prevalsero le ragioni egoistiche e di rappresentanza utilitaristica volte al tentativo di sottomettere gli altri. Sono passati vent’anni e francamente non crediamo ci siano ragioni per festeggiare questa infausta ricorrenza; semmai varrebbe la pena pensare alla occasione sprecata. Nel frattempo siamo calati in vent’anni del 30 per cento, continuiamo a restare divisi, continuiamo a contare meno nella opinione pubblica. Che fare? Abbiamo dalla nostra la Costituzione e le leggi che ci consentono di praticare la nostra passione con una certa tranquillità, fatte salve tutte le battaglie di riscontro ai vari ricorsi che vengono proposti ad ogni atto amministrativo dal mondo ambientalista; ne deriva che di fatto si fatica a dare certezza anche alle questioni più semplici, tipo date di apertura, specie cacciabili e tempi complessivi. Ma abbiamo anche una nuova grande opportunità, quella di far valere il nostro ruolo di effettivi controllori delle specie selvatiche o inselvatichite invasive, che cominciano a far riflettere, e menomale, anche chi non vorrebbe sentire parlare di caccia. Le questioni che attengono al controllo del cinghiale, oggi stimato in 2,3 milioni di capi con incidenti stradali presso che giornalieri e presenza di peste suina in tutta la parte occidentale delle alpi pongono tutti coloro che ragionano di fronte al come fare a controllare detta specie. Per altro con milioni di euro pubblici spesi e da spendere per realizzare recinzioni per limitare la loro movimentazione, con nessuna certezza dei risultati. Il flagello nutria in pianura per le rive dei canali di irrigazione unite ai colombi torraioli, che fanno danni notevoli alle campagne vicine alle città di provenienza, ai corvidi e ai cormorani nelle valli di pesca. Capitolo a parte per i grandi predatori, quelli della biodiversità, tutti introdotti a seguito di progetti milionari della Unione Europea e che ora cominciano a presentare il conto, senza finora nessuna proposta di controllo delle specie. Non siamo in linea di principio contrari al fatto che possano esserci qualche lupo e qualche orso sulle nostre montagne. Certo le stime di 3300 esemplari di lupo e di più di 100 orsi solo in Trentino ci fanno pensare che, dopo il progetto di immissione, bisogna avere un progetto anche per controllarne la consistenza. Perché lasciare fare alla natura rischia di non avere poi più possibilità di evitarne le conseguenze. Che per inciso non è molto piacevole né per pecore, capre asinelli e mucche e cani al cospetto di questi carnivori. Oltre al rischio reale anche per l’uomo. Dicevamo del nostro ruolo perché già oggi vi sono migliaia di cacciatori che svolgono il ruolo di selecontrollori, di giorno e di notte per limitare i danni alla agricoltura da parte dei cinghiali, o di catturatori di corvidi o di limitatori delle nutrie, Certo non è caccia, certo non è la nostra passione venatoria, ma se non noi, chi altro può svolgere questo ruolo. E se pare ormai assodato un calo costante dei cacciatori, non fosse altro che per ragioni anagrafiche e per mancanza di effettivo ricambio, e un aumento esponenziale delle specie animali problematiche ed invasive, chi sarà chiamato a svolgere un ruolo di pubblica utilità? Allora assieme alla nostra ormai proverbiale disponibilità ad operare, bisogna che le Associazioni dicano che non ci si addice solo il ruolo di selecontrollori. Vorremmo e dovremmo essere chiamati per quello che siamo “Cacciatori Specializzati”, persone necessarie per svolgere questo ruolo e non tollerati, presenti tutto l’anno e non accesi e spenti a seconda del pubblico bisogno. Non costiamo niente alle casse pubbliche e siamo in numero più che ampio e abbiamo la capacità tecniche e il senso del dovere e della messa a disposizione della nostra professionalità, consci che questa disponibilità ad operare sia però oltre lo svolgimento della nostra passione nel periodo concesso alla attività venatoria. Siamo sempre gli stessi sia che seguiamo la coda del nostro cane, che aspettiamo l’alba dai nostri capanni o che insidiamo il capriolo dalle altane; gli stessi che controllano nutrie, corvidi e cinghiali. E che sono pronti per ogni altra esigenza di pubblica utilità, come la segnalazione immediata degli incendi. Non illudiamoci che si possa tornare ai valori della ruralità o al mondo di questa, anche se poi a molte persone l’andare per agriturismi è piacevole. Dobbiamo far comprendere di avere un ruolo sostenibile e compatibile con la tutela degli ambienti e delle specie, in equilibrio tra di loro. Dobbiamo anticipare le sensibilità sociali tenendo conto anche delle nuove preoccupazioni riferite a quanto esposto nella prima parte dell’articolo; dobbiamo evitare la guerra delle tessere e la ricerca della conquista delle stesse con mirabolanti promesse su calendari, tempi e specie. Ma dire chiaro che il futuro nostro e della caccia va di pari passo con la accettazione di un ruolo, il nostro, sempre più teso ad essere parte della soluzione delle questioni ambientali e dell’equilibrio faunistico. Ci vorrà tempo? Certo si, ma se non costruiamo un progetto che tenga conto di aspirazioni e di disponibilità, di ruoli e di rispetto degli stessi, avremo un futuro ancora meno positivo dell’attuale. E se il progetto è giusto, sempre ampliabile e modificabile, questo può diventare casa comune per i cacciatori sensibili a questi temi oltre le sigle attuali. Speriamo che la sensibilità in parte mutata nella rappresentanza governativa, anche se ancora parzialmente viziata da posizioni elettorali utilitaristiche e personali di taluni esponenti, abbia l’intelligenza di leggere in positivo questa nostra grande disponibilità ad operare, così come il nostro diritto dovere della difesa dei cacciatori tutti nel garantire il pieno svolgimento delle attività complessive della nostra passione.
- La Sezione provinciale di Brescia organizza Eliminatoria Regionale del Campionato S.Uberto individuale DOMENICA 27 agosto, iscrizioni entro le ore 12.00 di venerdì 25 via mail a brescia@fidc.it , modulo d’iscrizione consultabile sul sito www.federcacciabrescia.it
- Si ricorda che la segreteria Federcaccia riaprirà lunedì 21 agosto, per urgenze telefonare venerdì dalle 9.00 alle 13.00 al 030.2411472