Riaprono i roccoli, anche se il condizionale è d’obbligo. La notizia arriva direttamente da Regione Lombardia che ha ottenuto da Ispra un’apertura per rifornire allevatori professionisti e non di soggetti di cattura. Il lavoro certosino dell’assessore Fabio Rolfi, affiancato dall’instancabile senatore Francesco Bruzzone, ha fatto breccia nell’Istituto che si occupa di fauna selvatica.
Come dicevamo sopra, l’obbiettivo sarebbe quello di rifornire gli allevatori, anche quelli amatoriali, per cercare di rendere sempre più produttivo l’allevamento che però ha bisogno di «sangue» di cattura, nuovo, proprio attraverso i soggetti catturati nei roccoli. La situazione. In questi anni molti
cacciatori si sono attrezzati, magari facendo gruppo con qualche amico, e i risultati, già buoni negli scorsi anni, continuano a migliorare. Certo si punta all’autosufficienza ma si sa che bastano pochi esemplari per rinnovare la batteria dei richiami. La Regione ha scritto alle associazioni rnitologiche Foi e Amov che hanno informato i loro associati di presentare domanda scritta entro il 12 agosto.
Qualora si riuscisse a dare il via alla campagna di catture ci sarebbe qual che problema da risolvere, cioè i roccoli dove catturare, prepararli per la stagione, trovare le persone con il patentino da roccolatore abilitato da Ispra e, questione di non poco conto, trovare le reti, che non manutentate ormai da troppi anni avranno bisogno di essere rinfrescate. Certo il problema dei problemi è aprire i roccoli: per il resto ci arrangeremo da bravi bresciani.
A Federcaccia non resta che esprimere la massima soddisfazione e ringraziare l’assessore regionale lombardo Fabio Rolfi ed il senatore Francesco Bruzzone che non hanno mai
abbandonato il sogno di poter riaprire i roccoli. Sogno che oggi, con il parere favorevole di Ispra potrebbe diventare realtà, riportando in vita una tradizione della nostra terra che si perde nella notte dei tempi.
Il ricorso al Tar. Dal portale della giustizia amministrativa abbiamo appurato che il ricorso promosso dalla LAC e da altre associazioni animali ste perla sospensione della prossima
stagione venatoria al TAR di Milano è strettamente legato allo stato di siccità che ha colpito tutta la nazione nei meo di giugno e luglio. L’ondata di caldo e le poche piogge dei mesi tardoprimaverili ed estivi sono sicuramente un dato di fatto, ma che tale situazione abbia portato o possa portare ad un danno al patrimonio rappresentato dalla fauna selvatica non ha dati scientifici e concreti a supporto per il territorio regionale. Anzi. Chiunque frequenti i campi e i boschi sa bene che una primavera asciutta determina un successo riproduttivo della fauna stanziale, come lepri e fagiani, importatile. Questo perché i giovani, magari appena nati, di quasi tutte le specie selvatiche hanno una capacità di termoregolare scarsa e quindi le piogge primaverili che determinano continui sbalzi termici provocano la morte di numerosi nidiacei e di giovani lepri.
Dobbiamo anche aggiungere che la siccità, cosi come si è presentata quest’anno, ha determinato ingenti danni alle colture agricole, ma l’acqua nei laghi, nei fiumi, nelle rogge e nei fontanili di tutta la regione non è mai mancata. La portata non era sufficiente a garantire il fabbisogno delle colture agricole, ma sicuramente presente e sufficiente per le necessità della fauna.
Ci aspettiamo che i ricorrenti abbiano prodotto numerose prove a supporto alla richiesta di sospensione della prossima stagione venatoria, ma vorremmo ricordare che il deserto inizia a latitudini più inferiori rispetto alle nostre e che il clima della nostra pianura irrigua da secoli ci sta già regalando delle precipitazioni consistenti già dall’inizio di agosto.
Queste precipitazioni, sicuramente più attese dai nostri amici agricoltori che da noi, consentiranno non solo ai numerosi nuovi nati di poter trovare acqua ovunque loro vogliano diffondersi, ma anche all’avifauna migratoria di trovare cibo e ambiente adatto durante la prossima stagione di migrazione.