Una risposta concreta e immediata alla richiesta di dati della Commissione Europea per la gestione del prelievo della specie. La tortora, specie di importantissima tradizione venatoria in tutto il Mediterraneo, è sotto la lente d’ingrandimento in Europa e in Italia. Una recente lettera del Ministero della Transizione Ecologica alle Regioni Italiane ne ha chiesto la sospensione della caccia e l’unico modo per evitarla è l’approvazione del Piano di Gestione Nazionale, fermo in Conferenza Stato-Regioni. Federcaccia ha promosso la riapertura del Tavolo tecnico per l’approvazione del Piano, e contemporaneamente ha approvato un progetto di ricerca che va a colmare una lacuna nella conoscenza della biologia della specie. L’Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia ha così promosso una ricerca sulla tortora Streptopelia turtur, che sarà condotta sotto il coordinamento scientifico dall’Università di Pisa con un progetto che partirà già da questa stagione di nidificazione. Lo scopo è conoscere il successo riproduttivo in Italia, cominciando per quest’anno con un programma sperimentale in alcune aree campione della Toscana. Questo dato è importante in particolare per il progetto internazionale di gestione adattativa del prelievo della specie (AHM Adaptive Harvest Management) per consentire di stimare la popolazione di tortore presente a fine stagione riproduttiva, cioè gli adulti più i giovani dell’anno e di conseguenza stimare il numero di capi abbattibili nelle diverse nazioni in cui la specie è cacciabile. Un dato mancante ad oggi non solo in Italia ma in tutta l’Europa centro-orientale, mentre studi di questo tipo sono disponibili per la popolazione occidentale, in particolare eseguiti in Francia, Spagna e Portogallo. Questa ricerca darà inoltre un contributo generale alla conoscenza della tortora, valutata in declino in diversi Paesi del suo areale di nidificazione, mentre in Italia è giudicata stabile. I risultati saranno inoltre confrontati con quanto emerso dalla raccolta delle ali per una complessiva valutazione del potenziale riproduttivo della specie. Federcaccia ha siglato così con una azione concreta un nuovo passo avanti per la conservazione delle specie e delle tradizioni venatorie italiane e dei Paesi mediterranei. Le iniziative a carattere scientifico di Federcaccia sono ormai conosciute tra i cacciatori che sempre di più ne condividono l’utilità; solamente qualche personaggio, povero di spirito e con seguaci in drammatico calo, avendo esaurito le panzane da raccontare mette in dubbio l’utilità di queste iniziative. Ma poco importa, la nostra associazione procede nella difesa di tutte le caccie attraverso la ricerca scientifica.
Sul quotidiano inglese The Guardian le solite offese per i cacciatori bresciani. La stampa inglese oscilla da sempre tra testate di fama internazionale e giornali scandalistici. I reali inglesi ne sanno qualcosa tanto da essere quotidianamente alla merce dei tabloid d’oltremanica. Non fa eccezione il Guardian che in un recente articolo ha attaccato frontalmente il mondo venatorio bresciano accusando la nostra provincia di essere la porzione della Comunità Europea dove muore il maggior numero di uccelli. Imbeccato dai soliti animalisti del Cabs il giornalista inglese ha messo in fila nel suo articolo una infinita serie di inesattezze che raramente abbiamo visto. Falsità, maldicenze, errori, bugie, non si sono fatti mancare nulla. Purtroppo però i contenuti dell’articolo sono stati ripresi anche da organi di stampa nostrani e pure dalla televisione di Stato sul canale della nostra Regione. Viene millantato che al Pirellone stiano preparando una modifica di legge per evitare i controlli sui richiami vivi. Se questo sta per avvenire non solo noi non ne abbiamo notizia ma non ci interessa che venga fatta questa modifica di legge. A Federcaccia Brescia come al resto delle altre associazioni interessa soltanto che venga evitata la persecuzione e l’accanimento ai danni dei cacciatori. Lo scorso anno sono state elevate contravvenzioni penali per una presunta manomissione degli anelli inamovibili apposti sui richiami vivi. In sostanza anelli di 4,5 millimetri di diametro sono stati ritenuti manomessi perché avevano un diametro di 4,7 millimetri, cioè per un presunto scostamento di 2 decimi i millimetro. A breve avremo la relazione finale effettuata su un campione di 1.500 anelli nuovi, misurati presso un laboratorio certificato Accredia a spese di Federcaccia Brescia, e vedremo quanti sono gli anelli con le misure corrette forniti ai cacciatori. E vedremo soprattutto se The Guardian vorrà pubblicare questi dati. A Federcaccia non interessa difendere l’illegalità, i furbi, le scorciatoie: a noi interessa difendere i diritti dei cittadini cacciatori.
Riaprono le zone addestramento cani e i quagliodromi. Ma non perché è finita l’epidemia di Covid 19. Dobbiamo continuare a mantenere le misure di distanziamento sociale in modo serio e responsabile. Il virus è sempre e costantemente in agguato e aspetta solamente che ognuno di noi abbassi la guardia. Andiamo tranquillamente ad allenare i ostri cani ma manteniamo le distanze!