Regione Lombardia emette una delibera che concede nei mesi di ottobre e novembre le due giornate integrative da capanno fisso. La Lac, Lega Abolizione Caccia presenta ricorso al TAR di Milano. Il TAR di Milano accoglie il ricorso degli animalisti e sospende la delibera regionale. Tutto in tre giorni! Nemmeno il più scalcagnato dei bookmakers londinesi punterebbe un centesimo su un risultato diverso di questo singolare allestimento teatrale cui ogni anno ci costringe la stortura delle normative italiane. La legge nazionale sulla caccia, la 157/92, che se applicata correttamente eviterebbe strali e polemiche varie, prevede che le regioni possano aumentare nei mesi di ottobre e novembre le giornate per coloro che hanno scelto la forma di caccia da appostamento fisso da tre a cinque giorni settimanali. Ma ovviamente questa scelta dell’istituzione lombarda, al governo della Regione, non per grazia ricevuta, ma per consensi elettorali raccolti democraticamente, non è condivisa da Ispra che si oppone, dicendo che a Brescia e Bergamo i capanni fissi sono troppi e che quindi le giornate vanno limitate. Diritti dei cacciatori a nostro avviso calpestati senza uno straccio di documentazione scientifica giustificabile se non il chiaro intento di sabotare l’attività venatoria con l’ausilio dei soliti animalisti pronti a ricorrere al Tar. Povera Italia, povera Lombardia, ostaggio di un ideologia arrogante e settaria che vuole eliminare la caccia alla migratoria, legalmente consentita e difesa dalle forze politiche oggi maggioritarie in Regione. Come suggerisce un giovane dirigente di Federcaccia Brescia le tasse pagate dai cacciatori italiani dovrebbero servire a finanziare Ispra e tutte quelle istituzioni che si occupano di fauna e Natura: probabilmente, anche solo per non perdere lo stipendio, questi Enti, con la maiuscola non messa a caso, si approccerebbero in modo diverso alla caccia e ai cacciatori.Ad oggi, comunque, Regione Lombardia con una nuova delibera concede una giornata settimanale integrativa da appostamento fisso oltre le tre concesse per legge.