Domenica 4 ottobre c’è stata l’apertura della caccia vagante in Zona Alpi comparto A, apertura segnata però da un tempo veramente infame, specie alle quote più alte. Una bufera di vento e nevischio, trasformatosi poi in acqua con l’avanzare della mattinata ha impedito ai più di svolgere l’attività venatoria. A chi ha avuto la forza e la costanza di resistere il pomeriggio ha offerto la possibilità di prelevare qualche capo di tipica alpina, gallo forcello in particolare. Negli ultimi giorni precedenti l’apertura non è stato poi concesso il piano di prelievo alla coturnice, prelievo rimandato da Regione Lombardia, al prossimo 11 ottobre. Perché questo rinvio? Semplicemente perché Ispra, il cui parere è obbligatorio ma non vincolante, non ha mandato nessun documento fino al giorno di venerdì 2 settembre, disinteressandosi totalmente dell’apertura della caccia in zona Alpi. Non solo, tutte le province lombarde avevano mandato richiesta di parere ad Ispra anche sui piani di abbattimento del gallo forcello, parere tra l’altro non stabilito da nessuna normativa e quindi non obbligatorio: anche in questo caso Ispra non ha mandato nulla. Solo la provincia di Brescia e quella di Sondrio hanno autorizzato i piani tra tutte le province dell’arco alpino lombardo. I piani di prelievo, lo ricordiamo, sono frutto di censimenti estivi fatti dai cacciatori con l’ausilio delle guardie della Polizia Provinciale e stabiliti attraverso precisi calcoli statistici dai tecnici faunistici dei Comprensori e vidimati dai tecnici dell’UTR. Insomma, tanto per capirci, non numeri dati a caso, ma frutto di censimenti e proiezioni scientifiche. Ma solo Brescia e Sondrio hanno avuto l’autorevolezza di superare le inadempienze di Ispra con atti propri. Federcaccia Lombardia ha inviato una nota al Dirigente dell’Ufficio Regionale caccia protestando su come è stata gestita l’apertura alla tipica alpina in zona Alpi e bene ha fatto il nostro presidente regionale avv. Lorenzo Bertacchi a concludere scritto con una frase sarcastica quanto beffarda “ Vogliamo infatti sperare che se è difficile e complesso discostarsi motivatamente da un parere tecnico-scientifico, lo sia meno discostarsi da un silenzio di Ispra” Ma torniamo al resoconto della prima giornata di caccia in zona A nei comprensori alpini bresciani che è meglio: poche anche le lepri incarnierate, esclusivamente lepri comuni, con i segugi in difficoltà nel tracciare le pasture. Il prelievo delle lepri bianche si è reso impossibile data la presenza di neve sul terreno e quindi l’automatico divieto di caccia alle stesse. Si spera nel ritorno del tempo alla normalità di quest’anticipo di inverno, che con la neve presente a quote relativamente basse ha influito negativamente sulla prima parte della nostra attività.