Ci siamo. Con domenica prossima anche la caccia vagante alla stanziale in zona Alpi comparto A avrà inizio. Naturalmente l’esercizio venatorio di selezione agli ungulati ha già avuto inizio nei mesi scorsi, con tempi brevi di realizzo dei carnieri a seconda delle specie, e con un grado di soddisfazione ampio per tutti gli ungulati oggetto di prelievo. Nel comparto B la caccia ai fagiani e starne, in parte immessi anche negli ultimi mesi, ha avuto inizio con la terza domenica di settembre, cosi come la caccia alla lepre comune. Domenica 4 ottobre si insidieranno le stesse specie in comparto A, con l’aggiunta dell’avifauna alpina e della lepre bianca. I piani di abbattimento previsti per queste ultime specie sono oltremodo conservativi e consentono il prelievo di poche unità di capi per comprensorio, raggiunti i quali la caccia chiude e può continuare sulla selvaggina migratoria. Ci piacerebbe pensare che nello stabilire i piani di prelievo, che certo derivano anche dai risultati dei censimenti quest’anno particolarmente difficili dato il Covid, l’ISPRA delegata a stabilirne l’entità, abbia tenuto in conto fattori generali. Perchè se è vero che noi cacciatori contribuiamo a prelevarne qualche numero, di certo i fattori concomitanti che influiscono negativamente specialmente sulla tipica avifauna alpina e sulla lepre bianca sono conosciuti e sono di gran lunga più impattanti. Nel Piano di gestione nazionale del fagiano di monte, redatto da ISPRA nel dicembre 2019, si analizzano le diverse difficoltà che la specie sta incontrando, che si elencano nell’abbandono delle attività agro pastorali, antropizzazione eccessiva data da strade in quota, impianti sciistici e sci fuoripista, escursioni, mountain bike; noi ci aggiungiamo la eccessiva presenza di predatori che, nei rapaci, hanno trovato lo status legislativo di selvaggina particolarmente protetta. Posto che a queste difficoltà generali non si riesce a porre rimedio serio, l’unica scelta che ISPRA conduce, è quella di ridurre ogni anno il prelievo della caccia; ma le questioni di difficoltà generale permangono anche laddove i territori sono chiusi da anni alla caccia, che comunque non abbondano di questi selvatici. Ora però pensiamo a domenica, con passione ma anche con profondo rispetto per la selvaggina, per l’ambiente e per gli altri cacciatori. Che sia l’inizio di giornate di fatica ,come si deve alla montagna, e di soddisfazione grande quando ci viene regalato un selvatico vero, figlio di questa montagna.