Federcaccia Brescia si schiera dalla parte dei cittadini di Lumezzane dopo le polemiche nate sulle pagine di alcuni organi di informazione bresciani, non certo sul Giornale di Brescia, che individuano nel monte Ladino di Lumezzane una zona franca del bracconaggio. Le accuse arrivano da una nota associazione animalista e sono state riportate con grande risalto: 7 cacciatori denunciati per reati penali a fronte di un migliaio di cacciatori residenti a Lumezzane. Solamente questo dato la dice lunga sulla serietà degli scriventi e di coloro che ne hanno fatto da gran cassa. Se ci sono aziende che inquinano, tutte le aziende inquinano? Se ci sono automobilisti che infrangono limiti di velocità, tutti gli automobilisti sono pirati della strada? Se accadono atti di cronaca nera, siamo in una società in preda all’anarchia? Il problema è che siamo alle solite, cioè alla fine delle cosiddette “missioni” in terra bresciana e bisogna far tornare i numeri, dimostrare che i soldi, tanti, spesi sono stati ben spesi e quindi bisogna trovare i finanziamenti anche per il prossimo anno. Sarebbe bello avere una statistica seria, un resoconto, dei risultati ottenuti negli ultimi 10 anni e forse si scoprirebbe che l’illegalità è sempre meno diffusa. Il prelievo illegale della piccola migratoria si è ridotto in modo drastico ed i numeri lo testimoniano, ma ciò nonostante Brescia, le sue valli, Lumezzane e lo straordinario Monte Ladino sono sempre nel centro del mirino, oggetto di menzogne e maldicenze. Ma contrariamente agli animalisti i cacciatori hanno cambiato mentalità e sanno benissimo che non è una stupidaggine una sanzione penale per il prelievo di una specie protetta. Sanno benissimo che ci vogliono poi avvocati, spese importanti e che al momento del rinnovo del porto d’armi la Questura, applicando la legge, considera ostativo al rilascio una sanzione penale. A Brescia ci sono più di 20.000 cacciatori, sicuramente qualcuno infrange la legge e come tale è sanzionato: ma dire che esistono zone franche, enclave ed altre stupidaggini del genere è semplicemente falso. Farebbe invece piacere che gli animalisti che frequentano i monti di Lumezzane, della Val Trompia, della Valle Sabbia facessero proprio lo spirito imprenditoriale di queste genti, la cultura del lavoro, lo sprezzo per fatica e sacrificio. Altro che enclave….
*Il comprensorio di caccia C1 ha deciso di sospendere in anticipo le attività di caccia al cervo non terminando il piano di abbattimento dei cervi. Il presidente del Comprensorio Stefano Tomasi ha proposto infatti d’interrompere il prelievo a causa delle straordinarie condizioni dovute alle abbondanti nevicate degli ultimi giorni. E i cacciatori hanno risposto senza tentennamenti, consci dell’importanza del loro ruolo di gestori di un patrimonio naturale da amministrare con coscienza e conoscenza. Una classica dimostrazione di cultura venatoria per la quale non possiamo che esprimere soddisfazione.