Roma, 19 maggio 2019 – La primavera ritarda, le rondini anche, ma puntuale a ricordarci che ci avviciniamo a una nuova stagione di caccia, preceduta dalla stesura dei calendari venatori, arriva la LIPU.
Anche quest’anno infatti l’organizzazione animalista anticaccia ha provveduto a stilare la sua lista di specie in difficoltà – ovviamente solo quelle cacciabili, delle altre in questo momento non interessa molto non dando visibilità – e ha già iniziato a fare terrorismo psicologico presso le Regioni “invitandole” pena minaccia, al solito nemmeno tanto velata, di ricorsi e denunce a prendere per oro colato quanto da loro affermato.
Alla LIPU le idee evidentemente cambiano molto rapidamente da un anno all’altro e così le specie oggetto delle richieste vanno da 19 a 5, da 1 a 21 con salti ben più rapidi della demografia delle popolazioni, pur in assenza di nuovi dati. Questa volta sono appunto 21 e precisamente: allodola; pernice sarda; coturnice; pernice rossa; codone; moriglione; moretta; combattente; quaglia; folaga; beccaccino; pernice bianca; fagiano di monte; starna; marzaiola; tortora selvatica; tordo sassello; cesena; tordo bottaccio; pavoncella e beccaccia.
Le richieste di intervento, che vanno dalla sospensione all’esclusione dalle specie cacciabili alla, oltretutto per poche, fortissima riduzione dell’arco temporale di prelievo sono basate come di consueto sulla classificazione SPEC, ormai ritenuta non ufficiale da plurime sentenze TAR e mai considerata dall’Unione Europea quale strumento di valutazione dello stato delle popolazioni degli uccelli selvatici, nonché su sconclusionate argomentazioni riguardanti la migrazione pre nuziale, tra l’altro proprio mentre è in corso il processo di modifica dei Key Concepts.
Giocando secondo le regole, ovvero all’interno di un sistema che fa della correttezza dei rapporti istituzionali e della verità oggettiva i suoi fondamenti, Federcaccia e i suoi ricercatori hanno già da tempo provveduto a fornire a molte Regioni dati e strumenti per confutare la solita campagna anticaccia e sono a disposizione per approfondire ove richiesto, sia in sede di PFVR che di calendari.
Sul piano scientifico siamo pronti a confrontarci tranquillamente e serenamente con la LIPU e con qualunque altra associazione, organismo ed Ente. Bisogna tuttavia riconoscere alla LIPU una notevole costanza, visto che nessuna delle sue richieste è stata mai recepita dalle Regioni in tutti questi anni.
Quello che non può che preoccupare però è il rischio che qualcuno ceda alla tentazione di giocare sporco. E siccome invece di fare una scelta laica e sgombra da pregiudiziali il ministro dell’Ambiente si è nettamente connotato ideologicamente in varie occasioni, anche nominando come proprio segretario quello che fino a poche ore fa era il presidente della suddetta associazione, temiamo che anche questa volta come in passato possa arrivare un “aiutino” ministeriale per fare pressione sulle Regioni.
Noi, a differenza della LIPU, minacce non ne proferiamo. Ma stiano sicuri – cacciatori e animalisti – che non abbasseremo la guardia e se necessario, come già fatto con il predecessore dell’attuale ministro, non avremo problemi nemmeno noi a rivolgerci al Tar.
Ufficio stampa Federazione Italiana della Caccia