Questo fine settimana a Verona, dal 8 al 10 febbraio, si terrà la quarta edizione di Eos, European outdoor show, la principale fiera italiana di settore, dedicata a caccia, armi, tiro, pesca, nautica, outdoor e cinofilia.
Tre giornate, sabato domenica e lunedì, dove si potranno vedere e testare le novità tecniche degli accessori per armi, cannocchiali e visori termici, nuovi composti per il vestiario e le calzature e si potranno ammirare anche le produzioni dei fucili da caccia delle migliori ditte armiere.
Sono attesi migliaia di visitatori, nel 2024 furono quasi quarantamila, e sarà anche l’occasione per incontrare le associazioni venatorie, per rivedere e rinverdire vecchie amicizie, per lustrarsi gli occhi di fronte a proposte venatorie anche di altri Paesi.
Arrivederci a Verona quindi, con tanta curiosità e passione.
A pochi giorni dalla pubblicazione della delibera riguardante la attuazione della legge 26/93 e specificamente dell’art. 26 commi 2, 3 e 4, riguardante il rilascio di contrassegni numerati consistenti in anelli inamovibili numerati in materiale idoneo, per la legittima detenzione e utilizzazione venatoria dei richiami vivi per la caccia da appostamento, la macchina del fango ha cominciato a produrre allusioni e falsità.
La testata “Il fatto quotidiano” con un articolo a firma Mazzocchi ha preso di mira Regione Lombardia definendo questa delibera come “il più grande regalo fatto da una istituzione al bracconaggio “.
Recriminando perché il provvedimento è stato adottato peraltro con una semplice delibera di Giunta, dimenticando che la legge individua la delibera come dispositivo attuativo.
E che si spenderanno 200.000 euro di soldi pubblici per i contrassegni per gli uccellini dei cacciatori.
Ovviamente con dichiarazione scandalizzata della vicepresidente della LAC Impellittiere.
Che dire; innanzitutto che un articolo che voglia dare una informazione e non solo una presa di posizione ideologica dovrebbe registrare il punto di vista anche di chi viene messo in discussione, in questo caso Regione Lombardia e Cacciatori.
Se invece si ascolta solo chi ha nel nome Lega Abolizione Caccia il proprio scopo, è chiaro che la lettura degli atti diventa a senso unico e facilmente strumentale.
Ad esempio, se è vero che si spenderanno 200.000 euro una tantum per gli anellini, che varranno per 15 anni, non ci si chiede quanti soldi i cacciatori invece versano a Regione Lombardia ogni anno per la tassa regionale di 65 euro ciascuno e per la tassa regionale di 55 euro, 27 euro se ultrasessantenni, per la titolarità di ogni appostamento fisso ogni anno?
Per inciso sono più di tre milioni di euro all’anno solo alla Regione, e forse un qualche ritorno economico come gli anellini, ci può stare.
E che, se le presunte irregolarità bresciane e bergamasche sui richiami vivi, si debbano valutare dal numero dei verbali penali elevati dal servizio di vigilanza extra provinciale, altrettanto dedito con particolare attenzione al tema anellini, o si possano valutare anche da quanti ne sono rimasti in piedi dopo il vaglio dei tribunali?
Perché a noi risulta che a più del 90% dei verbali penali elevati non sono poi seguite condanne ma assoluzioni.
Riteniamo che il tentativo di chiarire questa questione prima con legge e poi adottando la delibera contestata deriva anche dal fatto di aver dovuto assistere per anni ad incursioni alla Rambo presso gli appostamenti di caccia da parte di vigilanti, a caccia di anellini che avessero anche solo un decimo di differenza sulle misure degli stessi, mirate a voler far chiudere questa forma di caccia, che invece stoicamente resiste, nel segno della tradizione e della passione.
A proposito delle ipotetiche presunte valli del bracconaggio, la smentita è di questi giorni.
È stato reso noto il risultato del censimento condotto da personale del Parco delle Orobie Bergamasche e Valtellinesi e della Polizia provinciale di Sondrio, Lecco e Bergamo e dai guardiacaccia delle due aziende faunistiche del territorio rispetto alla consistenza dello stambecco, e presentato da Eugenio Carlini dell’istituto Oikos, coordinatore scientifico del progetto, ad Albosaggia.
La reintroduzione dello stambecco nel 1987, con 87 esemplari provenienti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, era stata fatta in due zone, il Pizzo dei Tre Signori ed il Pizzo Coca.
Con questo censimento sono stati individuati circa 1300 esemplari di stambecco, con un trend di crescita in meno di trent’anni sicuramente estremamente importante e testimone anche del rispetto che le popolazioni ed i cacciatori locali hanno portato e continuano a portare alla specie.
Si parla ormai di popolazioni di almeno 15mila stambecchi sia in Italia che in Svizzera e di stimati 50mila sulle Alpi, tutti originati dagli ultimi 100 rimasti agli inizi del Novecento nel territorio del Gran Paradiso, divenuto poi Parco.
In Svizzera la popolazione viene gestita e naturalmente cacciata secondo precisi piani di prelievo mentre invece in Italia la specie resta ancora definita come “particolarmente protetta” aldilà dei reali numeri, e appena si tenta di parlare di gestione scattano ovviamente le proteste preventive del mondo animalista.
* La Fidc di Desenzano del Garda comunica che è aperta la ZAC località Prandel permessi presso Edicola via Benedetto Croce n.37