Regione Lombardia ha diramato l’invito ad una riunione della Consulta Faunistico Venatoria Territoriale riguardante UTR di Brescia per martedì prossimo 12 novembre in previsione delle disposizioni integrative di competenza territoriale al Calendario venatorio regionale per la stagione 2025/26.
Certo una novità assoluta per i tempi, largamente anticipati, con cui si provvede a chiedere i pareri ai rappresentati della stessa Consulta, che include anche tutti i Presidenti di ATC e di Comprensori Alpini, dato che siamo nel bel mezzo della stagione 2024.
Ma che va ampiamente apprezzata proprio nella logica di arrivare ad approvare a livello regionale un atto, il calendario venatorio, in tempi il più anticipati possibili, onde poter avere il tempo necessario per ricevere ed eventualmente controbattere alle solite opposizioni legali del mondo a noi avverso.
Senza arrivare come quest’anno con provvedimenti sospensivi di apertura da parte del TAR il giorno prima del previsto avvio della stagione venatoria.
Crediamo che questa sia la via giusta per poter sperare in una possibile certezza della validità degli atti, peraltro anche il calendario di quest’anno è stato ritenuto nella sentenza definitiva del TAR Milano come atto corretto ed inoppugnabile, anche se il ricorso animalista ci è costato 15 giorni di pasticcio applicativo con cacce possibili ai mammiferi e cacce chiuse agli uccelli in forma vagante.
Vale la pena ricordare che nel ricorso animalista di quest’anno si faceva riferimento persino alla ipotizzata incostituzionalità della caccia perché ritenuta in contrasto con il nuovo articolo 9 della Costituzione riguardante il benessere animale.
E che invece nella sentenza il Giudice ha ritenuto che la cacia deve esistere nell’interesse stesso degli ecosistemi, che ha valore sociale e scientifico e che deve seguire la normativa comunitaria e le leggi nazionale e regionale,
Ci auguriamo che con atti approvati in largo anticipo possiamo essere messi in sicurezza amministrativa e certo la via dell’approvazione anticipata del calendario da parte degli uffici di Regione Lombardia, che ringraziamo per l’intendimento, può essere di grande aiuto.
È in atto questa settimana una campagna a livello europeo con Federazione Europea della caccia, FACE, Fondazione UNA, Federcaccia e altre associazioni venatorie, Enalcaccia e Arcicaccia, denominata Game Meat Week per la valorizzazione della carne di selvaggina e per informare in merito ai benefici nutrizionali, culturali ed ambientali del consumo della stessa.
Fondazione UNA da anni si impegna per questa valorizzazione attraverso il progetto Selvatici e Buoni per promuovere e stimolare la creazione di una filiera sana e sostenibile di carni selvatiche, in grado di generare occupazione ed un indotto economico per le comunità e i territori coinvolti.
Il Presidente Federcaccia Massimo Buconi ha comunicato che la promozione del consumo della carne di selvaggina nell’ampia schiera dei non cacciatori rientra fra le tante iniziative in cui Federcaccia è impegnata.
E che il 74% degli italiani dichiara di consumare piatti di selvaggina quando ne ha l’occasione e oltre la metà afferma che, se fosse facile reperirla, sarebbe interessato ad acquistarla per un consumo più regolare.
L’accettazione e la valorizzazione della attività venatoria da parte della società passano anche dalla buona tavola; noi riteniamo infatti che, se si invita a cena chi non conosce la caccia e gli si fa assaggiare la selvaggina che abbiamo cacciato, probabilmente avremo una maggiore comprensione della nostra passione e una minore conflittualità.
Sollecitati da richieste di chiarimento torniamo sulla questione dei cervi in Abruzzo perché abbiamo qualche dato nuovo e certo.
Si trattava di un piano di abbattimento di 439 cervi, circa il 10% del già sottostimato dato della popolazione dei cervi, proposto da Regione Abruzzo e validato da ISPRA, undicesima regione che ritiene di adottare piani di prelievo su basi scientifiche.
Bene, di fronte a questi dati c’è stata la rivolta animalista ed il blocco ideologico ha di fatto impedito l’attuazione dello stesso; questo a dire che anche di fronte a dati scientifici l’animalismo riesce a volte a vincere; anche se riteniamo sia una vittoria di Pirro che scontenta sicuramente i residenti.
E la Regione Abruzzo, che ha la responsabilità di gestire il territorio, non è stata messa in condizione di farlo con atti corretti e validati.
Poi quando magari accadrà che qualche agricoltore che subisce danni derivanti dall’aumento della popolazione di cervi, proverà a trovare soluzioni da solo, come è accaduto in Valtellina negli anni scorsi, si griderà allo scandalo.
Ma se non si capisce che è solo l’uomo, con azioni fatte su basi scientifiche, che oggi può rendere possibile un equilibrio ambientale, ogni risultato in futuro sarà sicuramente vano e certamente peggiore.