Il mondo della caccia ha perso un grande interprete e un grande amico.
Nei giorni scorsi ci ha lasciato l’avvocato Giacomo Bonomi, già Assessore alla Caccia e Pesca della Provincia di Brescia a cavallo degli anni ’80.
In un periodo storico nel quale la caccia a Brescia voleva dire più di 53.000 cacciatori e di più di 120 impianti di cattura di uccelli vivi, e le competenze venatorie erano pressoché determinate da atti della Giunta Provinciale.
E un periodo nel quale, a livello nazionale, cominciavano le grandi contestazioni, con Pannella in testa, e le richieste di referendum abrogativi per la stessa attività venatoria.
Erano gli anni di Giacomo Rosini presidente Federcaccia Nazionale, di Luciano Chiarini Presidente Federcaccia Provinciale e di Giacomo Bonomi Assessore; in poche parole, il futuro della caccia veniva scritto a Brescia e nasceva dalla intelligente mediazione tra le esigenze del mondo venatorio e il paventato rischio di chiusure totali e definitive.
La legge 968 del 1977 e ancor di più la legge 157 del 1992 e la stessa legge applicativa regionale 26 del 1993 avevano la loro origine in queste sedi bresciane e poi venivano ragionate a livello politico nazionale e regionale per trovare la forza, ed i voti trasversali, per le loro approvazioni.
E l’Assessore Giacomo Bonomi, che affidava il coordinamento dei testi alla fine penna del responsabile degli uffici Mario Gabusi, da politico attento alla realtà che rappresentava, non solo la caccia ma anche una industria ed un artigianato bresciano dedito alle armi, riusciva a coniugare queste esigenze alla realtà possibile e praticabile.
Devo dire, per esperienza vissuta, che tutto il mondo venatorio, anche di altre associazioni, riconosceva a lui la capacità responsabile anche di scelte non sempre facili, e le rispettava.
Me lo ricordo un intero mese di agosto, accompagnato dai vari responsabili locali, a fare il giro della appena istituita ed indicata zona di maggior tutela delle Alpi, di tutta la Provincia, per valutare di persona gli appostamenti fissi che ricadevano all’interno della stessa, se dovessero rimanere o se era più opportuno che fossero tolti a tutela della tipica fauna alpina.
Oggi accade l’esatto contrario, a dire della diversa visione complessiva.
Dopo i proficui anni della responsabilità Assessorile, di cui persino i dipendenti che ancora ci sono ricordano anche il tratto umano, la Federazione della Caccia Regionale Lombarda gli chiese, con forza e unanime, un ulteriore impegno; e per un decennio Giacomo Bonomi divenne il nostro Presidente Regionale Federcaccia, questa volta attento anche alle realtà provinciali che più accoglievano i cacciatori bresciani e bergamaschi e che iniziavano ad essere un po’ ostici a questa massiccia presenza.
E dopo di lui, mi indico alla Presidenza Regionale per una continuità di intendimenti e di approccio rispettoso delle esigenze venatorie dell’intero territorio lombardo.
Abbiamo parlato della caccia, ma la sua valle, la Vallesabbia, lo ha avuto giovane ed attivo Sindaco di Pertica bassa per parecchi anni, anche quelli difficili come il dicembre 1959 in cui dovette ordinare e far sgomberare con la forza l’intera frazione di Levrange, trecento persone, frazione che in pochi giorni fu poi totalmente distrutta dagli smottamenti.
E poi provvedere alla ricostruzione; un amministratore attento che riuscì a coinvolgere tutti gli amministratori valsabbini per rivendicare una scuola superiore in valle, poiché l’andare a Brescia impediva ai pur bravi giovani di continuare negli studi, ed affermarsi nelle professioni e nella vita.
Potremmo continuare con tanti esempi, anche se l’importante è fare memoria di chi ha segnato la storia con la propria capacità e dedizione, la dedizione al bene pubblico, quando il fare politica valeva ancora per quel che costava, e non per quel che rendeva.
Siamo vicini alla famiglia, alla quale era particolarmente devoto, sapendo che il suo carisma sarà ben continuato in diversi modi anche in quella realtà. Giacomo Lanzini
A febbraio 2024 il TAR di Milano chiuse definitivamente alla attività venatoria i 42 valichi in Lombardia, demandando ad un Commissario ad acta individuato nel Direttore di ISPRA Genovesi la verifica di questi per la decisione definitiva.
Lo stesso Commissario, avvalendosi poi dei suoi collaboratori, ha redatto e depositato venerdì scorso le proprie valutazioni e proposte, in due documenti, uno snello di sintesi e uno ben più corposo di studio.
Da questi documenti si evince che il Commissario propone la chiusura totale di 19 valichi, di cui 4 su 6 in Provincia di Brescia, e ne demanda altri 15, di cui 1 nostro, ad ulteriori valutazioni, da farsi con metodologia scientifica entro 24 mesi, sulla loro effettiva consistenza e vocazione.
Nei prossimi giorni, una volta studiato l’intero malloppo e sentito il parere degli uffici regionali rispetto al che fare in quelli non confermati, anche per dare certezza ai cacciatori, diremo della situazione.
Nel frattempo, ritorniamo ad evidenziare che la questione valichi va risolta con una modifica legislativa nazionale, pure indicata dalla politica prima delle elezioni europee, poiché il vietare tutte le forme di caccia non ha senso.
Anche perché l’Europa, che tante volte viene chiamata in causa per vietare, non dice nulla rispetto alla individuazione di valichi ma indica le ZPS (zone di protezione speciali) ed i SIC (siti di interesse comunitario) quali strumenti per la tutela della migratoria, con limitazioni solo parziali alla caccia in questi istituti.
Ritorneremo nei prossimi giorni su questo tema, con qualche certezza applicativa in più.
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