Tiene banco nelle aule parlamentari a Roma il tema dei cinghiali e tra tanta disinformazione l’onorevole Maria Cristina Caretta di Fratelli d’Italia prova a fare chiarezza “L’emergenza cinghiali è esattamente quella che è, una emergenza con gravissime ripercussioni sulla incolumità dei cittadini e sulla tenuta delle attività agricole. Parliamo di danni, per il solo comparto agricolo, stimati in 200 milioni di euro l’anno, che impattano su centinaia di famiglie, aziende e indotto. Registriamo un incidente ogni 48 ore e ancora c’è chi nega l’esistenza di un drammatico tema di pubblica sicurezza. Persino l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), nel 2021, ha chiesto agli Stati membri di attivarsi per ridurre il numero di capi. Attualmente abbiamo due milioni e mezzo di cinghiali a spasso per l’Italia, totalmente fuori controllo e a fronte di una situazione simile dispiace che i colleghi di opposizione abbiano deciso di mettere da parte anche il minimo barlume di onestà intellettuale riguardo al provvedimento approvato in manovra questa mattina. Ricordo che la soluzione prospettata dagli amici della sinistra, l’anno scorso, era lo stanziamento di mezzo milione di euro per sterilizzare i cinghiali, una follia antiscientifica. Sul punto anche il dott. Genovesi di ISPRA ha menzionato a più riprese come l’unica soluzione possibile per il contenimento dei cinghiali sia l’abbattimento, perché sono ormai troppi e fuori controllo. Di questo si parla, di contenimento, non di attività venatoria e lo ribadisco ai colleghi distratti. Siamo in uno scenario di sovrappopolazione e sono proprio questi i contesti in cui si rischia più che mai di rimetterci in termini di tutela dell’habitat e della biodiversità.” L’on. Maria Cristina Caretta di Fratelli d’Italia, vicepresidente della commissione Agricoltura a Montecitorio si occupa da tempo di materia venatoria, dalle esperienze in Regione Veneto all’impegno odierno a Roma. Sa benissimo che le esigenze dei cacciatori italiani non si esauriscono con il controllo e la gestione del cinghiale. Anzi, per dirla tutta, essendo una rappresentante eletta in veneto sa benissimo che le nostre priorità sono innanzitutto i periodi di caccia, oggi messi seriamente a rischio dai pareri di Ispra ed in secondo luogo le note vicende legate al piombo. L’on Caretta, appassionata cacciatrice non ignora che iniziando l’attività venatoria al 1° ottobre significherebbe vanificare la stagione di miglia di migratoristi che anche nella sua regione sono appassionati al prelievo dei turdidi da appostamento fisso. Per non parlare poi della direttiva europea sul piombo che nel mese di febbraio dovrà essere recepita in qualche modo anche dall’Italia. Secondo questo regolamento scriteriato e senza senso ogni minima presenza di acqua sul terreno implicherà l’automatismo della definizione di zona umida del territorio stesso, con conseguente obbligo dell’utilizzo dei pallini di acciaio nei fucili dei cacciatori, pena le solite odiose sanzioni penali, manco fossimo tutti dei trafficanti di droga. Un acquazzone equiparerà un campo di stocchi di granoturco ad una palude e un fosso pieno d’acqua avrà lo stesso valore ambientale della golena di un fiume: siamo alla follia e nessun euro-parlamentare europeo, compresi un paio di rappresentanti italiani vicini al mondo venatorio, sono riusciti a fare nulla. Questi sono i problemi da risolvere, e velocemente, oltre all’emergenza cinghiali. Il mondo venatorio è disponibile a collaborare con le istituzioni per contenere i cinghiali se però può rimanere mondo venatorio, cioè se la nostra passione non è messa in pericolo da norme francamente inconcepibili.
Molti associati chiamano ripetutamente gli uffici Federcaccia Brescia chiedendo delucidazioni su presunte limitazioni al calendario venatorio nel mese di gennaio. Come è noto il TAR della Lombardia si è riunito in udienza il 29 novembre per discutere del ricorso presentato dalle solite sigle animaliste ma ad oggi non è stata ancora emessa una sentenza e quindi, poichè sprovvisti di doti divinatorie, non possiamo che rispondere che restano validi i termini stabiliti dalla delibera regionale di metà giugno.
Quindi fino al 19 gennaio il calendario prevede la possibilità di prelevare Beccaccia, Frullino, Gallinella d’acqua, Folaga, Porciglione, Germano reale, Alzavola, Codone, Fischione, Mestolone, Marzaiola e Canapiglia. Per i cacciatori da capanno fisso sempre il 19 chiude il tordo sassello e la cesena. Il merlo invece chiude il 31 dicembre come il tordo bottaccio. Per la beccaccia, di cui si è fatto tanto parlare nei mesi scorsi, il prelievo, solo in ATC, cioè in pianura, in gennaio è consentito il sabato e la domenica ma solamente lungo i fiumi e a non più di 50 metri dal battente dell’onda.
* Sono aperte le pre-iscrizioni al corso di formazione per il trattamento delle carni della selvaggina per ottenere la qualifica di «Cacciatore Formato» ai sensi del pacchetto igiene, in programma a gennaio. Pre-iscrizioni via mail a fidc.brescia@fidc.it entro mercoledì 4 gennaio. Federcaccia poi come ogni anno sta programmando tutti i corsi sia per le nuove licenze che per le forme di caccia specializzata, selezione agli ungulati e al cinghiale in braccata. Chiunque fosse interessato a frequentarli può pre-iscriversi alla nostra mail e poi verrà richiamato per conoscere la sede dove si terrà il corso a lui più vicina. Ovviamente ci sarà sempre la possibilità di seguire i corsi online.