Dobbiamo ammettere che la lettura degli atti amministrativi regionali a corollario della delibera di approvazione del Calendario Venatorio Regionale, da un lato chiarisce quanti portatori di interesse hanno un loro punto di vista e dall’altro quanta fatica debba fare l’Ente pubblico per armonizzare le scelte tenendo conto di molti di questi interessi. Basti pensare che la VINCA, Valutazione di Incidenza per ZPS e SIC, è di 62 pagine fitte di richieste e di conseguenti risposte al centinaio di Enti interpellati. Speriamo che tale atto possa essere ritenuto soddisfacente e a tenuta di abituali ricorsi.
A margine di queste delibere di approvazione del Calendario Venatorio Regionale, fatto con atto amministrativo, sono state approvate anche le deleghe per i successivi atti dirigenziali che sanciranno le regole per le diverse tradizioni e peculiarità delle province lombarde, i piani di prelievo che deriveranno dai censimenti in atto e che si concluderanno nei primi giorni di settembre, e ogni atto anche modificativo che si rendesse necessario alla corretta gestione. Tra gli Allegati di queste delibere e decreti vi è una tabella che deve far riflettere tutti coloro che pensano di avere un approccio corretto alla realtà; quella del calo progressivo del numero dei cacciatori lombardi nel decennio 2011-2020 e bresciani nello stesso periodo. Da 78308 a 54625 in Lombardia e da 28263 a 19470 a Brescia con un calo del 30% in 10 anni. Un dato pubblico che evidenzia che a forza di continue limitazioni poste all’esercizio venatorio, di ricorsi e di clima da caccia alle streghe nei confronti della nostra categoria, causa certamente principale del mancato ricambio del popolo delle doppiette, unitamente all’incedere della odierna età dei praticanti, le prospettive di tenuta del nostro mondo non sono tanto rosee. A fronte di questa realtà, inoppugnabile perché sancita da Regione Lombardia, a qualcuno non parrebbe forse logico che a fronte del calo dei cacciatori dovrebbe corrispondere un aumento almeno percentualmente uguale della selvaggina? Negli stessi allegati si sancisce invero il contrario con un calo marcato di talune specie e proposte per chiuderne il prelievo venatorio. Quindi riassumendo a fronte di un calo dei cacciatori, significativo nel periodo così breve di un decennio, comunque non solo la selvaggina non aumenta ma delle specie sono ritenute significativamente a rischio.
Permetteteci di pensare che c’è qualcosa che non va; non vogliamo credere che le indicazioni di ISPRA dei rischi sulle specie oggetto di possibile prelievo non siano correttamente esposte, perché a pensare male si fa peccato. Vorremmo però capire che se la politica del chiudere la caccia non porta giovamento, dimostrato da dati pubblici sul calo del 30% dei praticanti in 10 anni, perché tale politica rimane l’unica messa in atto finora? Senza nessuna ipotesi concreta di ricostituzione di habitat, senza nessun reale controllo delle forme di disturbo diverso, senza analisi dei territori e delle concause gravi di azione perpetrate sulle specie animali e sui luoghi dove essi vivono. L’unica specie che sta trovando giovamento in questi anni, e che è diventata un incubo anche per l’agricoltura e per la libera circolazione dei mezzi, è il cinghiale. E la discussione in atto a livello più ampio non prende in oggetto come fare ad attuarne eventualmente la eradicazione nelle zone non vocate ma è rivolta alla correttezza del sistema di caccia, al fatto di pensare semmai alla sterilizzazione, o ad alimentare polemiche con titoloni sui giornali allorquando vi è una qualche forma di prelievo illegale da parte di coloro che ne hanno piene le tasche per i danni subiti alle proprie attività. Ci chiediamo: quando i cacciatori saranno ulteriormente diminuiti come numero, e i cinghiali, i corvidi, gli svassi e i cormorani, le nutrie e tutte le specie opportunistiche la faranno da padrone sul nostro territorio, a chi ci rivolgeremo per regolarne le quantità degli effettivi? Verranno istituite migliaia di figure professionali pagate dall’ente pubblico per fare, senza polemica alcuna, ciò che i cacciatori oggi fanno gratuitamente, pagando peraltro un sacco di tasse? Però in quel caso non si chiamerà di certo caccia ma magari verrà indicata come “prelievo sostenibile e mirato dei selvatici invasivi”. E tanto probabilmente sarà sufficiente per dare, molto fariseicamente, una mano di bianco sulla questione e il senso di coscienza pulita a tutti coloro che per ora non trovano meglio da fare che contestare a gran voce la nostra passione e attività, promuovendo una nuova raccolta di firme per indire l’ennesimo referendum anticaccia.
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* Si ricorda che gli uffici Federcaccia sono chiusi per ferie e riapriranno lunedì 16 agosto.