Regione Lombardia ha reso pubblico il parere Ispra sul calendario 2021-2022 inviato in bozza dagli uffici di Milano nello scorso mese di aprile. Vogliamo sottolineare che si tratta di un parere simile a quelli inviati ad altre regioni già negli ultimi anni e che le stesse regioni hanno superato portando motivazioni forti e circostanziate dal punto di vista tecnico, quasi sempre con il supporto determinante dei tecnici di Federcaccia Nazionale. Le criticità sono parecchie: l’Istituto ritiene che si dovrebbe aprire la caccia alla stanziale e ai turdidi il 2 ottobre; richiede l’adozione del “protocollo gelo” per la beccaccia; ritiene che la caccia a cesena e sassello non dovrebbe superare il 20 gennaio; ritiene che tutti i passeriformi (e quindi tutti i turdidi) non dovrebbero essere cacciabili con la neve (nemmeno in zona alpi e nemmeno dal solo appostamento fisso); ritiene che tutti gli anatidi non dovrebbero essere cacciati oltre il 20 gennaio; ritiene infine che dovrebbero essere introdotte importanti restrizioni alla caccia vagante in pianura nel mese di gennaio. Non ultimo l’addestramento cani la cui apertura dovrebbe essere posticipata di tre settimane. Si danno poi indicazioni per la sospensione del prelievo delle specie moretta, pavoncella, moriglione, combattente, tortora. Come al solito di tecnico e scientifico nel parere c’è ben poco: sostenere che negli ultimi 10 giorni di settembre i bottacci non abbiano ancora iniziato la migrazione e che i nati del 2021 siano ancora in fase di dipendenza dagli adulti è privo di fondamento. Del pari richiedere la chiusura di tutti gli acquatici al 20 gennaio è basata unicamente sul “disturbo” potenzialmente arrecato dalla caccia alle specie non cacciabili, o peggio dal paventato rischio di “confusione” tra specie cacciabili e non cacciabili. Per non parlare della sospensione del prelievo di cesena e sassello in caso di neve per la sofferenza che le condizioni climatiche arrecherebbero a queste specie. Ma che il parere ISPRA sia scritto con altre finalità e senza considerare le specificità lombarde è lampante allorchè si leggano i periodi di prelievo per il capriolo! Secondo ISPRA in zona alpi potremmo cacciare le femmine e i giovani (con meno di una anno) nel periodo 1 gennaio-15 marzo, ovvero nel periodo di massimo stress e sofferenza alimentare a causa del manto nevoso insistente, mentre sulle Prealpi, in pianura e sull’appennino potremmo cacciarli solo nel periodo 15 settembre-15 dicembre. Nel resto d’Italia avviene il contrario. Come Federcaccia da anni inviamo indicazioni alla Regione su questi temi per discostarsene: si tratta infatti di pareri che da anni vengono inviati alle altre regioni (tutti uguali), e ci risulta che la Regione stia lavorando per confutare le richieste immotivate. L’assessore Fabio Rolfi ha intenzione di portare in giunta il calendario la prima settimana di agosto per l’approvazione. Sicuramente sarà un provvedimento equilibrato ed in linea con i calendari degli scorsi anni. Ciò nonostante non ci facciamo illusioni e ci aspettiamo qualche ricorso al Tribunale Ammnistrativo, ma restiamo fiduciosi del lavoro svolto a Milano e dalla professionalità dei giudici.
#BastaCinghiali, la manifestazione contro l’invasione cinghiali in tutta Italia ha avuto successo. Organizzata da Coldiretti, ha avuto il sostegno in tutte le piazze italiane del mondo venatorio e anche Federcaccia Lombardia ha sostenuto l’iniziativa attraverso le parole del suo Presidente Lorenzo Bertacchi. “I cacciatori sono al fianco del mondo agricolo: i cinghiali abbattuti nelle aree cacciabili sono aumentati. Nelle aree chiuse alla caccia invece l’intervento è rimesso ai gestori dei parchi o alla Polizia Provinciale e spesso non c’è contenimento. Ma la sopravvivenza stessa della fauna è legata alla convivenza con le attività umane, ottenibile solo con la gestione. Per gli “animalati” il cinghiale l’importante è non cacciarlo, poi va bene tutto: per loro è etico sterilizzarlo per farlo estinguere…naturalmente. Oppure lasciando fare a lupi e sciacalli. Ma è da sciocchi pensare che ci penseranno i lupi o gli sciacalli: anche nelle zone a più alte densità di lupi il cinghiale continua ad essere un problema ed in crescita, perché i lupi preferiscono gli animali nei recinti, o i caprioli. Ma per gli “animalati” chissenefrega che scompaiano i caprioli e le lepri, e i camosci, e i mufloni. E chissenefrega se la montagna e i pascoli verranno abbandonati. L’importante è che nessun umano tocchi la fauna (anche se la conseguenza sarà in molti casi l’estinzione della fauna stessa – o quasi – attraverso la predazione o la sterilizzazione) e che i boschi siano pieni di predatori.”