Responsabilità e rispetto istituzionale non siano scambiate per sottomissione e incapacità di reazione. Federcaccia prosegue sulla strada di un confronto con il Governo per il riconoscimento delle proprie peculiarità e competenze. Anche al servizio del Paese Anche prendendo le distanze da atteggiamenti negazionisti o esclusivamente autoreferenziali, è indubbio che si fatica a comprendere il senso delle prescrizioni che colpiscono il mondo venatorio, soprattutto alla luce di un ben diverso metro di misura per altre attività afferenti alla sfera del tempo libero praticate nelle zone arancio e rosse. Ricordiamo ancora una volta che la caccia si pratica in ampi spazi aperti, lontano da aree abitate e antropizzate, la maggior parte delle volte in forma singola o con un numero di persone tale da poter mantenere, proprio perché all’aperto, una distanza interpersonale largamente superiore a quella che viene consigliata da tutti i protocolli. Una attività a contatto della natura, che permette anche di mantenere in chi la pratica quell’equilibrio psico-fisico così importante in questi momenti di tensione e pressione emotiva causati dalla privazione di tante altre abitudini. Un malessere diffuso di cui giustamente lo stesso Governo si preoccupa per tutti i cittadini. O meglio, per quasi tutti. Non è quindi accettabile che la risposta governativa alla richiesta di chiarimenti, sollecitata da noi e da altri, in merito ai dubbi sollevati dall’ultimo Dpcm in tema di attività venatoria e spostamenti si sia limitata a un laconico “è permessa” o “è vietata”. Riteniamo nostro diritto di cittadini – e lo abbiamo chiesto con una lettera inviata al Presidente del Consiglio, ai Ministri competenti e al Presidente della Conferenza Stato Regioni – sapere se la risposta fornita è frutto di motivazioni tecnico scientifiche, che vorremmo allora conoscere. Se invece nasce dal fatto che, preso in tante diverse e tutte importanti incombenze, il Governo non ha avuto il tempo di approfondire la questione, riteniamo doveroso essere ascoltati. O, infine, se è figlia di un preconcetto nei confronti della caccia, è doppiamente inaccettabile e di questo ci ricorderemo. Già alla fine di ottobre e di nuovo all’indomani dell’emanazione del Dpcm del 3 novembre, Federcaccia aveva chiesto un confronto con le Istituzioni. Su questo punto non intende recedere e ha rinnovato ancora l’istanza di un incontro con un rappresentante del Governo e dei Ministeri interessati, cui esporre non solo le nostre osservazioni e riflessioni, ma anche portare una proposta di buon senso che risolverebbe ogni difficoltà legata all’attuale Dpcm. Proseguono poi i contatti e i confronti con il mondo parlamentare, ancora più fitti e costanti del solito in questi ultimi mesi, affinché si mantenga alta l’attenzione della Camera e del Senato su questo delicato tema. Analogamente, dal 4 novembre continuiamo a sollecitare una presa di posizione in sede di Conferenza Stato-Regioni, che ha il compito di adottare i Decreti sui territori e che conoscendoli può farlo in modo da rispondere alle esigenze e alle necessità dei cittadini e delle attività produttive. Meglio del Governo, le Regioni conoscono il ruolo assolutamente insostituibile dei cacciatori nella gestione della fauna, in particolare per il contenimento e la prevenzione dei danni all’agricoltura e sulle strade causati dalle specie problematiche, e quello di unico presidio nei confronti delle zoonosi come la peste suina, in grado di arrecare danni irreparabili alla nostra economia. Un compito “sociale” al quale i cacciatori si sono sempre prestati con grande spirito di collaborazione e senso civico, ma che – è bene chiarirlo nettamente – non è possibile aspettarsi in un quadro generale che vede invece la categoria assolutamente non presa in considerazione nelle sue richieste basilari. Nulla di quanto nelle nostre possibilità sarà lasciato intentato per dare alla caccia il riconoscimento e le attenzioni che merita, non chiedendo niente di impossibile, ma rigettando con forza l’approccio evidentemente punitivo con cui il tema venatorio è stato affrontato anche in questa occasione almeno da una parte ben nota della compagine governativa. Questa è la posizione di Federcaccia Nazionale, chiara, ferma e impossibile da travisare. Federcaccia Brescia condivide e approva in pieno ogni passaggio. Non vogliamo credere, anche se il sospetto diventa sempre più certezza ogni giorno che passa, di essere vittime di un preciso attacco da parte del Movimento 5Stelle, da sempre contrario all’attività venatoria e che oggi sembra cogliere l’occasione per vietarci ogni nostro diritto.