Le cause delle malattie negli animali selvatici sono non solo altri organismi viventi quali virus, batteri, funghi e parassiti, ma anche sostanze tossiche e gravi carenze alimentari. Quest’ultimo fenomeno, che prende il nome di starvation, è una delle principali cause di mortalità per tutte le specie di ungulati poligastrici.
Se la scarsità di cibo e quindi di principi nutritivi nel periodo invernale condizionano numerose funzioni fisiologiche (accrescimento, fertilità, resistenza agli agenti patogeni ecc.), la fame e il digiuno incidono più pesantemente sulla micropopolazione ruminale, causando un impoverimento nel numero e nelle specie presenti, pregiudicando, così, la capacità digestiva dell’animale.
Il tempo richiesto per il ripristino della funzionalità digestiva compromessa dall’inanizione dipende dalla durata e dall’intensità del digiuno subito. Ad esempio, da 2 a 4 giorni sono necessari alla capra per il ripristino completo di questa funzionalità dopo 2-4 giorni di digiuno. In aggiunta, i ruminanti che soffrono la fame per periodi prolungati non sono più in grado di assumere grandi quantità di alimento immediatamente dopo che questo viene loro fornito ad libitum (4 settimane sono necessarie dopo un lungo periodo).
Questo lento meccanismo di ripristino della funzionalità digestiva dei ruminanti precedentemente esposti alla fame prolungata e, quindi, la difficoltà che questi animali incontrano dopo il digiuno per ritornare ad un bilancio energetico positivo rendono ragione del fatto che molti soggetti continuino a morire anche quando una sufficiente quantità di cibo viene a trovarsi a loro disposizione, sia che questa venga loro offerta dall’uomo (foraggiamento) sia che essa derivi dal ricaccio vegetale primaverile. Questo spiega perché è possibile trovare, in primavera, animali morti anche se con il rumine pieno d’erba.