Anche durante l’anno scolastico 2016/2017 la nostra sezione ha investito sull’attuazione di progetti didattici coordinati dal responsabile consigliere provinciale Romano Bregoli, attuati trasversalmente a tutti gli ordini scolastici, dalle sezioni della primaria fino alla scuola secondaria di secondo grado. Il progetto dedicato ai bambini della scuola primaria e intitolato “C’era una volta e c’è tuttora un albero, un uccellino e un cacciatore” è stato pensato per la valorizzazione della tradizione venatoria attraverso un percorso di lettura di fiabe musicate, in cui vengano presentati i tre elementi costitutivi delle Valli e delle aree di pianura bresciane: la flora arborea, la fauna ornitologica e la presenza umana nella figura del cacciatore, valorizzando anche la tradizione dell’uccellagione praticata nella struttura del roccolo, come espressione dell’uomo inserito nella natura e non in contrasto con essa. La presentazione dell’ambiente naturale attraverso la narrazione musicata aiuta il soggetto ad apprendere tramite linguaggi diversi e più stimolanti; il progetto segue un percorso chiaro e organizzato partendo dall’albero come ente naturale che caratterizza la natura ed ospita gli uccelli passando all’elemento faunistico dell’uccello che ricerca l’albero come dimora e che col suo canto allieta, fino a giungere all’uomo che, anche attraverso la pratica venatoria, mantiene un contatto rispettoso con l’ambiente che vive, cura e ama, divenendo in tal modo una figura della tradizione popolare.
Il progetto si è concluso con un’uscita didattica presso un roccolo del Monte Orfano in cui bambini e docenti hanno ascoltato le fiabe dedicate alla figura del cacciatore, direttamente dalla bocca di “Cappuccetto Rosso”. Ogni bambino ha realizzato per l’evento un disegno, inserito in una scheda preparata in cui comparissero tutti gli elementi sopra citati del progetto, raffigurante l’immagine di un cacciatore, elemento grazie al quale la sezione provinciale di Brescia ha potuto svolgere uno studio sociologico sulla percezione del cacciatore.
Lo studio ha portato alla constatazione che la tradizione venatoria è ancora un punto di riferimento per la pianura e l’alta valle bresciane e la figura del cacciatore, in un contesto agrario quale quello della bassa bresciana, è ancora percettibilmente legata alla figura del contadino, recuperando il legame primordiale che esiste tra queste due figure. Maggiormente problematico è invece ancora il riconoscimento di un ruolo tradizionale del cacciatore in ambienti fortemente multiculturali. Qui, dove la figura del cacciatore è stata almeno rappresentata, il recupero di tale soggetto è spostato più sull’asse militaresco recuperando ovviamente quel legame evolutivo ancora preistorico che vede l’esercito come evoluzione dei primordiali gruppi di caccia, ma ovviamente esprime un carattere aggressivo della figura in esame e più legato a contesti in cui la figura del soldato è socialmente più presente e visibile rispetto a quella del cacciatore. In questo contesto il lavoro sulla presentazione della sostenibilità di una caccia moderna, che usa consapevolmente l’arma anche non da fuoco per procacciarsi cibo, è l’obiettivo prioritario per creare una cultura della caccia, si è notato dai disegni non più solamente maschile, anche nelle nuove generazioni che la stanno riscoprendo superando gli stereotipi da decenni veicolati nel contesto italiano.
A questo link è possibile scaricare l’intero studio sociologico