Riforma della caccia al cinghiale: le osservazioni presentate sulle proposte di legge da Federcaccia
Su gentile concessione di Federcaccia Bergamo
Caccia al cinghiale, il dibattito prosegue e dal punto di vista legislativo saranno mesi decisivi per capire come cambierà in Lombardia questo tipo di caccia. All’inizio del mese di febbraio in Regione le Associazioni Venatorie hanno portato le loro preoccupazioni e i loro consigli, osservando cosa non va nei due testi sul nuovo disegno di legge per il controllo e la gestione venatoria del cinghiale proposti, uno dalla Giunta e l’altra dai Consiglieri regionali: le uniche osservazioni fatte sono state quelle di Federcaccia Lombardia rappresentata da Lorenzo Bertacchi, mentre all’incontro erano presenti Uncza e Pro Segugio, Libera Caccia, Anuu Migratoristi ed Arcicaccia, oltre all’Urca, l’ unione dei cacciatori dell’Appennino. Questo è soltanto il primo passo: adesso si dovrà costituire un testo unico, che tenga conto delle relative osservazioni dei vari portatori d’interesse.
Federcaccia ha così proposto le proprie osservazioni che trovate nel link sotto allegato, presentando le osservazioni su una e sull’altra proposta. Fidc chiede che si tenga conto anche di altri capisaldi in apertura di testo, come curare l’ equilibrio venatorio, valorizzare la carne di ungulato e l’attenzione sul recupero degli animali feriti.
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Fidc osserva di raggiungere con ISPRA un protocollo di gestione su cui basare la forma dei censimenti e le modalità di predisposizione dei piani di prelievo: non concordano i cacciatori sul fatto che nelle aree ritenute non vocate, ma sottoposte a gestione programmata della caccia, venga vietata la caccia del cinghiale, che limita fortemente la capacità di contenimento. L’impostazione per progetti triennali data nella proposta consiliare pare difficilmente perseguibile, ma si suggerisce di procedere annualmente, perchè le popolazioni di cinghiale conoscono annualmente fluttuazioni importanti, dovute al clima e alla disponibilità di cibo.
Per quanto riguarda le aree non vocate alla caccia al cinghiale, si deve prestare la massima attenzione alla scelta di vietare il prelievo venatorio. Se si parla di Zona Alpi e in questo caso di Zona di maggior tuela (Zona A), dovrebbe certamente ritenersi in futuro tra le aree non vocate, in cui la densità del cinghiale deve essere portata a zero per il pascolo e per l’impatto su coturnice e galli. Fidc chiede che oltre al controllo riduttivo, ci sia la possibilità del prelievo in selezione con carabina: dovrebbe essere consentito ai cacciatori specializzati in camoscio o caprioli, in caso di avvistamento di un cinghiale, di procedere all’abbattimento venatorio.
Per quanto riguarda il pagamento dei danni Federcaccia non sembra avere dubbi: in ogni caso i danni devono essere indennizzati dalla Regione e non direttamente dagli ATC e CAC e non esiste che dove sia vietata la caccia al cinghiale siano i cacciatori a dover pagare i danni. La compartecipazione ai danni è subordinata al fatto che i richiedenti predispongano di tutte le le misure di prevenzione necessarie, messe a disposizione da Comitati di gestione e dalla Regione e limitata ai danni provocati dalla specie nelle sole aree soggette a caccia programmata del cinghiale: in ogni caso si propone che la compartecipazione, che non può pesare su cacciatori specializzati in altre attività, non sia superiore al 25%.