Le associazioni venatorie incontrano gli europarlamentari: l’Europa e il Governo italiano devono lavorare insieme per risolvere contraddizioni tra paesi e valorizzare i dati
Dall’Europa all’Italia, continua l’interesse per i temi venatori degli europarlamentari, Lara Comi, Renata Briano, Salvatore Cicu, Paolo De Castro, Remo Sernagiotto e Damiano Zoffoli. Il giorno 23 gennaio infatti questi hanno incontrato a Milano le associazioni venatorie italiane. A rappresentanza di Federcaccia hanno partecipato alla riunione Lorenzo Bertacchi, presidente di Federcaccia Lombardia e Giacomo Lanzini, vice presidente di Federcaccia Brescia. Lo scopo dell’incontro era discutere di alcune problematiche, con particolare riferimento ai temi dello storno e dei calendari venatori, e definire un percorso condiviso con le associazioni. L’impressione è stata positiva, i deputati hanno dimostrato disponibilità ad attivarsi per fare valere i diritti dei cacciatori in modo da allinearci alle altre nazioni europee.
In accordo con le associazioni venatorie, i sei eurodeputati scriveranno ai commissari europei Frans Timmermans e Karmenu Vella chiedendo di considerare le caratteristiche e le particolarità dei vari territori nell’applicazione del piano d’azione annunciato dalla Commissione europea.
Importante sarà cercare di risolvere le contraddizioni oggi esistenti tra i vari Stati membri, in particolar modo quelli simili ambientalmente e da un punto di vista climatico. In questo senso una questione molto cara ai cacciatori italiani potrebbe essere riaperta: quella dello storno, cacciabile ad esempio in Paesi confinanti al nostro, come la Francia o ancora la Spagna. Si pensi inoltre anche ai calendari venatori, con date di chiusura differenti in Paesi confinanti.
Si è inoltre discusso del fatto che ISPRA si debba dotare di dati scientifici in linea con quelli delle altre istituzioni europee, condizione ad oggi non esistente. A chi tocca quindi fare in modo che ISPRA rispetti questo requisito? La risposta è semplice: è evidente che Ispra deve avere questi dati ma non tocca all’Europa intervenire, richiamando l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, è l’Italia che si deve organizzare. Su questo argomento i deputati si rivolgeranno al ministro Galletti, che anche recentemente hanno incontrato, e che si è dimostrato meno rigido rispetto al recente passato, tanto che non ci sono state misure restrittive sulla chiusura anticipata di certi tipi di caccia.
Un altro aspetto emerso è l’interesse delle associazioni a riconoscere le cacce tradizionali tra gli aspetti culturali tutelabili attraverso l’attuazione delle deroghe, calcolando le piccole quantità.
Da parte nostra è arrivato il suggerimento di creare un tavolo di lavoro per ragionare su questioni aperte a livello nazionale, facendosi carico di questioni che a volte sono di pertinenza europea e altre volte della Regione.