La Regione Lombardia sta affrontando in questi giorni la stesura di una proposta di legge per affrontare il problema dei danni alle colture agricole causati dalla fauna selvatica, in particolare da cinghiale. “Stiamo mettendo mano a uno strumento legislativo che regoli una questione di emergenza sociale, ambientale ed economica, con risvolti anche tragici. Abbiamo predisposto un testo di proposta di legge con cui normare alcune modalità per arrivare a ridimensionare e in alcuni casi eliminare il problema cinghiale”. Lo ha spiegato l’assessore all’Agricoltura Gianni Fava che, insieme al presidente Roberto Maroni, a Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia, e a Fabio Rolfi, presidente III commissione consiliare Sanità e politiche sociali, ha illustrato i contenuti del progetto di legge per il contenimento della fauna selvatica in Lombardia. “Un problema pressante per la Lombardia e per la tenuta dell’ecosistema – ha aggiunto Fava -. Un animale alloctono che ha espanso la sua presenza in pianura, a ridosso del Po, che sta sconvolgendo l’ecosistema. La soluzione passa da una legge che preveda una divisione tra le aree idonee, come quella appenninica, e quelle non idonee, nelle quali dovremo prevedere l’abbattimento mediante prelievo venatorio e controllo riduttivo. dell’animale abbattuto”.
“L’emergenza non è solo per il cinghiale – ha ricordato l’assessore-, ma anche per ungulati e carnivori in genere in tutta la Lombardia. Il contributo di questa proposta ci aiuterà a programmare interventi per gestire la presenza di questi animali in una logica di contenimento e che eviti le problematiche enormi vissute fin qui. “Dal 2004 a oggi – ha ricordato Prandini, presidente lombardo di Coldiretti – abbiamo registrato 17 milioni di euro di danni sia in agricoltura che per incidenti stradali, 13 milioni dei quali solo per il comparto agricolo. Una tendenza in aumento negli ultimi anni, con un trend annuale di crescita del 20 per cento. Di qui la nostra proposta, che cerca di coniugare le diverse iniziative, introducendo la possibilità di cacciare prolungando il periodo consentito, consentendo anche a soggetti come gli agricoltori l’autorizzazione a intervenire in difesa del proprio territorio e delle coltivazioni”. Solo nell’ultimo anno sulla totalità dei danni subiti dalle aziende agricole ben un quarto dei danni e’ stato causato dai cinghiali.”. “Occorre un coinvolgimento e valorizzazione del ruolo del cacciatore, per il controllo faunistico – ha detto Fabio Rolfi, presidente III commissione consiliare – la programmazione del territorio tra le zone dove la fauna può stare, e sottostare al prelievo venatorio, e dove non può stare perché fa solo danni; la valorizzazione del cinghiale, come fatto da altre regioni. Per far questo occorrono investimenti come la predisposizione nei comprensori alpini e negli Atc di centri di sosta per la conservazione della carne. Vale per il cinghiale, ma anche per altri animali selvatici in futuro. Controllo della presenza di questi animali significa anche una responsabilità nuova prevista per comprensori alpini e Atc che saranno chiamati a compartecipare ai costi per il risarcimento delle aree agricole danneggiate.